Luce sul futuro: l’innovazione di FluoDy

Oggi abbiamo il piacere di intervistare Paola Puppo, co-fondatrice di FluoDy, una realtà innovativa nel campo della chimica organica che si distingue per la produzione di molecole fluorescenti e altri composti chimici avanzati. In oltre tre decenni di esperienza nel settore, Paola e il suo team hanno dimostrato un’impressionante capacità di innovazione e di adattamento alle sfide del mercato farmaceutico e biotecnologico. In questa intervista, vedremo come il lavoro di ricerca e sviluppo di FluoDy si sia evoluto e quali nuove frontiere stanno esplorando.

1. Come si è evoluto il vostro lavoro di ricerca in oltre 30 anni di esperienza?

FluoDy è stata fondata da me e da Massimo Bertoldi nel 2008. L’esperienza di oltre 30 anni si riferisce alle nostre carriere professionali che si sono sviluppate in ambito chimico organico: R&D, Sviluppo Processo e Produzione Chimica. La nostra competenza nel settore, unita ad una forte motivazione e passione per il nostro lavoro, hanno consentito di avere successo nell’avviare e consolidare una nuova impresa, FluoDy.

Ancora oggi amiamo lavorare in laboratorio e dedichiamo parte del nostro tempo alla formazione di giovani laureati in discipline chimiche.

In questi 30 anni sono cambiate moltissime cose relative al modo di fare ricerca in ambito chimico. L’analisi di letteratura, che è preliminare all’attività di sintesi, è svolta facilmente grazie all’uso di software che permettono di disegnare una molecola ed averne automaticamente indicate le vie di sintesi riportate nella letteratura scientifica e brevettuale. All’inizio delle nostre carriere professionali, era necessario recarsi in una biblioteca specializzata e la ricerca di letteratura scientifica veniva effettuata manualmente e per via cartacea.

Le attrezzature analitiche che abbiamo oggi a disposizione nel nostro laboratorio (LC_MS, GC_MS) consentono di “guardare dentro” le reazioni andando ad identificare le masse molecolari dei singoli componenti la miscela di reazione e delle relative impurezze, facilitando l’identificazione della struttura chimica e conseguentemente l’attività di ottimizzazione delle condizioni di sintesi.

Il contributo della persona è sempre fondamentale in ambito chimico: capire se una via di sintesi è effettivamente applicabile alla molecola studiata, identificare le vie di preparazione più interessanti per massimizzare le rese e minimizzare i costi, ottenere una molecola pulita da miscele di reazioni complesse non è banale. Ogni molecola ha le sue caratteristiche ed occorre essere creativi ed esperti per riuscire a mettere a punto sintesi efficaci ed efficienti.

Nel futuro sicuramente l’Intelligenza Artificiale potrà aiutare a ridurre il numero di prove e a condurre esperimenti mirati con risparmio di tempo ma il valore aggiunto, penso, sarà sempre l’intuizione umana, l’esperienza e la capacità di interpretare i risultati.

2. Cosa vuol dire che potete produrre molecole che non sono sul mercato?

FluoDy lavora prevalentemente su base “Custom synthesis”, quindi sintetizza molecole su richiesta del cliente. Le richieste che riceviamo e su cui concentriamo la nostra attività sono quelle relative a molecole che non si trovano sul mercato e a volte non sono descritte in letteratura. È pertanto richiesta un’attività di R&D e di sviluppo sintesi. Come ad esempio avviene nel caso delle impurezze di Principi Attivi Farmaceutici (API). I produttori di API hanno l’obbligo di identificare e tenere sotto controllo le impurezze che possono formarsi nella sintesi del Principio Attivo. Devono pertanto avere campioni di tali impurezze da utilizzare quali Working Standard nel controllo analitico di rilascio del Principio Attivo Farmaceutico. Queste impurezze devono essere quindi identificate e si devono studiare vie di sintesi che portino alla formazione prevalente dell’impurezza per preparare campioni della stessa. Questa attività è complessa in quanto le sintesi delle impurezze spesso non sono descritte. Inoltre molti principi attivi hanno più centri chirali: è quindi necessario mettere a punto metodi di sintesi ed analisi che consentano di ottenere campioni con la corretta stereochimica.

Negli anni abbiamo studiato e preparato campioni di molte molecole alcune regolate da Accordi di Confidenzialità con il cliente. Attualmente abbiamo  a catalogo più di 200 molecole organiche. 

3. Sul catalogo “L’innovazione in mostra” ci raccontate che fare rete significa unire competenze e professionalità diverse per dare risposte innovative alle ricerche di mercato. Ci spiegate meglio?

Le nuove frontiere tecnologiche richiedono un forte investimento in ricerca e un approccio multidisciplinare che coinvolge settori diversi di competenza. Per esempio per progettare e sintetizzare le sonde fluorescenti che sono state oggetto di due progetti finanziati da Regione Piemonte a cui FluoDy ha preso parte, sono necessarie competenze in ambito chimico, fisico, biologico, medico e regolatorio. Diventa quindi indispensabile fare rete e creare sinergie tra competenze diverse per riuscire ad offrire prodotti competitivi sul mercato.

4. C’è qualche novità in cantiere?

La nostra è un’azienda flessibile e veloce nel prendere decisioni. Siamo sempre pronti a cogliere le opportunità per fare crescere FluoDy.

Un progetto che ci sta a cuore è quello di attrezzare una nuova area per la produzione in GMP (Good Manufacturing Practice) di Principi attivi Farmaceutici o Intermedi avanzati di API su piccolo volume, ottenendo autorizzazione dagli enti competenti. Questo importante passaggio determinerebbe un ampliamento della nostra offerta al cliente e un importante passo avanti per la nostra società. 

5.Una curiosità: come nasce il nome FluoDy?

Il nome FluoDy deriva da “FLUOrescent DYes”, i coloranti fluorescenti con largo impiego in settori biotecnologici dalla Mappatura del Genoma alla Citometria di Flusso, dall’Imaging Ottico alla Chirurgia Assistita da Immagini per Fluorescenza.

Si tratta di molecole che, se eccitate con un laser di opportuna lunghezza d’onda, emettono a loro volta una radiazione elettromagnetica a lunghezza d’onda superiore rispetto a quella assorbita. I coloranti fluorescenti vengono quindi usati come “etichette” che vengono chimicamente legate a sonde biologiche per identificare la biomolecola ricercata, “target”, rendendola appunto visibile grazie alla fluorescenza. FluoDy ha una forte competenza nella progettazione, sintesi e purificazione di innovativi coloranti fluorescenti che possono essere usati come traccianti in analisi biologiche o nell’Imaging Ottico. Questa esperienza è stata oggetto di progetti di Ricerca e Sviluppo, co-finanziati da Regione Piemonte, per lo studio di sonde fluorescenti innovative in collaborazione con l’azienda leader nel settore della diagnostica per immagini, Bracco Imaging.

Grazie Paola per aver condiviso con noi la tua profonda conoscenza e le interessanti prospettive su quello che il futuro potrebbe riservare per FluoDy e il settore chimico-farmaceutico in generale. Invitiamo a seguire con curiosità le prossime iniziative di FluoDy, augurando a tutto il team ulteriori successi e scoperte importanti.